Sono molto contento che la Scuola di Scienze MFN sia riuscita a dotarsi di questo innovativo distributore di acqua di rete, contribuendo in modo concreto all’ambiziosa iniziativa che ha come obiettivo l’eliminazione della plastica monouso dagli Atenei italiani. Sono passati poco più di 2 mesi dalla firma del protocollo d’intesa tra l’Associazione Marevivo, la CRUI (Conferenza Rettori Università Italiane) e il CoNISMa (Consorzio Nazionale Interuniversitario Scienze del Mare) per aderire alla campagna “#StopSingleUsePlastic”. Il nostro Ateneo si riconosce fortemente in questo protocollo, nel suo duplice ruolo di membro della CRUI e socio fondatore del CONISMA (vale la pena ricordare che Il CoNISMa viene fondato nel 1994 dal Prof. Francesco Maria Faranda Ordinario di Ecologia dell’Università di Genova).
Quello della plastica nell’ambiente è un problema che ci riguarda tutti, coinvolgendo in primo luogo chi per mestiere si occupa di scienza. Si, perché le materie plastiche, materiali incredibili, furono inventate da fior di scienziati. Benchè esistano importanti esempi già nell’800 (gomma vulcanizzata, linoleum, ebanite, celluloide), possiamo dire che la plastica si afferma all’inizio del ‘900 grazie al chimico belga Leo Backeland il quale, nel 1910, brevetta la Bakelite, una resina ottenuta per condensazione di fenolo e formaldeide. Nel 1913 nasce il Cellophane, una pellicola sottile e trasparente, derivato dalla cellulosa. Nel 1935 viene sintetizzata la poliammide, che si diffonderà rapidamente durante la seconda guerra mondiale col nome di Nylon e, pochi anni dopo, viene brevettato il polietilentereftalato (PET). Negli anni ’50 viene introdotta la fòrmica (altra resina fenolica) e comincia l’inarrestabile ascesa del polietilene: nel 1954 Giulio Natta riesce ad ottenere il polipropilene isotattico (grazie al catalizzatore Ziegler-Natta, un complesso di Al e Ti, per il quale riceve il Nobel nel 1963) la cui produzione industriale invaderà letteralmente il mercato nel 1957 con il marchio “Moplen”. Chiudo questo rapido excursus storico con gli anni ’70, anche se l’innovazione nei materiali plastici non si è certo fermata: nel 1973 la Dupont lancia sul mercato la prima bottiglia per bevande realizzata in PET. Quella bottiglia rappresenta simbolicamente l’inizio della produzione massiva delle attuali bottiglie monouso per acque minerali e bevande varie.
Giunti a questo punto, se gli scienziati sono chiamati a suggerire nuove strategie per ridurre l’impatto ambientale della plastica, ad esempio migliorando l’efficienza dei processi per il suo recupero e riciclo e continuando le ricerche sui biopolimeri, tutti noi possiamo contribuire ad attenuare il “problema plastica” con i nostri gesti quotidiani, per esempio riducendo drasticamente l’impiego di materiali plastici “usa e getta”. Ho fatto un semplice calcolo: gli studenti iscritti a Scienze MFN son circa 3000, ipotizzando che ogni giorno la metà di loro acquisti una bottiglia da 1/2 L di acqua, per 5 giorni alla settimana, otteniamo un consumo mensile di 30000 (trentamila!) bottiglie. Una cifra impressionante, uno spreco di materiale (ed energia) assurdo anche qualora fossimo già in grado di riciclare con elevata efficienza.
Ecco allora la mia soddisfazione per questo piccolo gesto (un solo distributore collocato presso il DIFI a Valle Puggia è chiaramente insufficiente) che tuttavia è un segnale forte e chiaro. Sono certo che nelle prossime settimane i nostri studenti dimostreranno una forte sensibilità ambientale, utilizzando costantemente il nuovo sistema di erogazione di acqua potabile, consentendoci così di poterne installare altri, magari imitati da tutte le Scuole dell’Ateneo.
Emanuele Magi
Preside della Scuola di Scienze MFN
Distributore acqua 'plastic free'
Ultimo aggiornamento 10 Maggio 2019